I dati in circolazione sul dark web a livello globale sono oltre 7,5 miliardi, con un incremento delle segnalazioni del +15,9%. Anche in Italia il fenomeno è in aumento: +13,9% i consumatori allertati.
La gravità degli alert inviati è aumentata del +29% rispetto all’anno precedente.
Le tecniche dei cybercriminali diventano sempre più sofisticate: con l’uso malevolo dell’Intelligenza Artificiale è più difficile distinguere le comunicazioni vere da quelle false.
Nel 2023 si è assistito a un aumento di credenziali di account compromessi, in combinazione con altri dati estremamente preziosi per gli hacker. Infatti, si stima che i dati in circolazione nel dark web, o accessibili su piattaforme di messaggistica, siano oltre 7,5 miliardi a livello globale, con una crescita del +44,8% rispetto al 2022. Inoltre, le segnalazioni di dati rilevati sul dark web sono state 1.801.921, con una crescita del +15,9% rispetto al 2022, mentre facendo un focus sull’Italia il numero di utenti allertati per furto di dati monitorati sul dark web risulta in crescita del +13,9% rispetto all’anno precedente.
Queste alcune delle principali evidenze emerse dall’Osservatorio Cyber di CRIF, che analizza la vulnerabilità degli utenti e delle aziende agli attacchi cyber, interpretando i trend principali che riguardano i dati scambiati sia in ambienti Open Web che Dark Web.
“Ci sono alcuni trend da tenere in considerazione sui rischi cyber. Per il furto di dati personali, i cybercriminali utilizzano malware e applicativi che col tempo sono diventati sempre più sofisticati e difficili da distinguere da quelli ufficiali, diventando una trappola per le persone. Inoltre, gli hacker che utilizzano anche l'Intelligenza Artificiale per colpire i consumatori stanno diventando una vera minaccia a causa di truffe e-mail sempre più sofisticate, caratterizzate da un linguaggio corretto e quindi plausibile, e dalla generazione di codice in continua evoluzione per lo sviluppo di app malevole. A tutto questo si aggiunge che molti utenti continuano a tenere comportamenti poco cauti in rete, come mostra il fatto che tendono a riutilizzare la stessa password per account e servizi diversi, e di come salvino le credenziali di accesso direttamente nel browser, esempi di cattive abitudini che li rendono particolarmente vulnerabili” - commenta Beatrice Rubini, Executive Director di CRIF.