Una flessione di 7 punti percentuali del PIL tedesco si tradurrebbe in -11 miliardi di Euro di export dall’Italia verso la Germania (pari al 19% del totale del flusso di esportazioni).
E’ questa la stima prodotta da Nomisma in collaborazione con CRIBIS, la società del Gruppo CRIF specializzata nella business information, analizzando l’impatto sull’export italiano che sarà provato dal rallentamento del colosso tedesco.
Lo studio ha indagato le diverse elasticità dell’export dei comparti italiani che esportano verso la Germania confrontandole a loro volta con la variazione del PILtedesco registrato nel periodo 1995-2019; da qui la stima del calo previsto in 7 i punti percentuali.
Dall’analisi emerge come, oltre alla competizione, vi è molta cooperazione ed integrazione produttiva tra queste due grandi nazionali manifatturiere, cosa peraltro molto chiara agli stessi industriali tedeschi. Recentemente si è riunito l’Eurogruppo che ha preso importanti decisioni per la gestione delle ricadute economiche della pandemia, trovando accordi difficilmente immaginabili solo alcuni mesi addietro.
I comparti maggiormente coinvolti dal previsto calo del PIL/export sarebbero:
- metalli di base e prodotti di metallo: -3,2 miliardi di Euro (-34%)
- macchinari e apparecchi n.c.a: -1,6 miliardi (-19%)
- mezzi di trasporto: -1,6 miliardi (-22%)
- sostanze e prodotti chimici: -1 miliardo (-24%)
- tessili, abbigliamento pelli ed accessori: - 800 milioni (-17,27%)
Un comparto non correlato come il farmaceutico conta un export verso la Germania di 3,5 miliardi e vedrebbe, secondo le stime Nomisma e Cribis, una variazione molto lieve (-37 milioni e -1,06%); analogo discorso vale per i prodotti alimentari, bevande e tabacco (-208 milioni e - 3,75%).
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