L’Osservatorio Cribis-Workinvoice, focalizzato sul Working Capital delle imprese italiane, ha completato nei giorni scorsi una seconda indagine sulla situazione delle imprese alla fine del periodo di lockdown.
Mentre la prima indagine aveva evidenziato sul fronte delle imprese l’urgente richiesta di liquidità e il timore di ritardi nell’erogazione degli interventi previsti con i decreti CuraItalia e Liquidità, l’obiettivo di questo secondo sondaggio si è focalizzato sull’entità del danno subito per il lockdown e sulla probabilità di una rapida ripresa.
Le risposte al questionario hanno evidenziato l’impatto pesante del lockdown. Il 25,1% delle imprese intervistate dichiara di prevedere un fatturato 2020 inferiore rispetto a quello del 2019 di oltre il 30%, mentre il 42,2% dichiara una perdita di fatturato probabile tra il 20% e il 30%. Solamente l’8,1% del campione ha dichiarato effetti nulli o addirittura positivi. Le percentuali sono risultate sostanzialmente simili anche all’interno delle classi dimensionali delle imprese.
Le ricadute negative sulla redditività 2020 sono ugualmente importanti: il 47,9% delle imprese prevede una perdita di bilancio, significativa per il 25,6% e tale da richiedere una ricapitalizzazione per il 2,4%. Interessante però anche il dato che vede un 15,6% delle imprese con un’aspettativa di utile simile o superiore a quello del 2019. Perdite significative sono state indicate dal 38,2% delle micro-imprese contro il 13% delle medie (fascia 20-50 milioni) e il 25% delle grandi (oltre 50 milioni di fatturato).
Quanto alla velocità della ripartenza post-Covid il dato incoraggiante arriva dal 30,4% di imprese che dichiara un portafoglio ordini intatto o in leggero aumento (15,2%), mentre una lieve riduzione è prevista dal 32,1%. Pertanto, solo il 37,5% delle imprese intervistate segnala un forte calo del portafoglio ordini. La situazione è nettamente peggiore per le piccole imprese che presentano casi di grave riduzione nel 41,2% dei casi contro il 35% delle grandi.
Importanti in prospettiva le attese sulla domanda, che sono risultate molto differenziate: il 19% si attende un aumento, il 20,8% prevede stabilità, mentre la riduzione è prevista dal 45,3% delle imprese. Il 10,2% si attende invece una significativa modifica del mix di prodotti venduti e solamente il 4,7% ha segnalato una modifica dei canali di vendita, un dato questo cha fa sorgere interrogativi su effetti a lungo termine. Micro e piccole imprese sembrano avere la minore fiducia sulla ripresa della domanda con percentuali rispettivamente del 53,8% e 59%.
Capitolo molto interessante quello legato al tema della puntualità dei pagamenti, a cui CRIBIS dedica massima attenzione.
Il rischio di pagamenti ritardati da clienti è considerato in peggioramento dal 72,7% degli intervistati contro un 27,3% che lo vede come stabile o basso. I valori sono risultati molto simili nelle diverse fasce di fatturato.
Infine, il 70% delle imprese che hanno risposto ha ritenuto che i finanziamenti a medio-termine siano la forma migliore per coprire i fabbisogni finanziari innescati dal lockdown, contro un 30% che ha invece indicato anticipo fatture e sconto con invoice trading, preferendo forme più a breve e flessibili.
Tuttavia, occorre notare che il 37,1% delle imprese (con punte fino al 44% per le grandi) ha indicato che la misura prioritaria nella gestione post-Covid risiede nella gestione oculata del capitale circolante. Valori nettamente più bassi per le micro-imprese, più orientate al taglio dei costi (le micro per il 37%).
“Complessivamente emerge un quadro serio in relazione all’entità del danno subito sui fatturati 2020 con cali di oltre il 20% per due imprese su tre e per l’impatto sui profitti dell’esercizio in corso. Decisamente più ottimistiche le aspettative sulla velocità di ripresa e sulla tenuta del sistema dei pagamenti B2B, sostanzialmente puntuali” - ha sintetizzato Fabio Bolognini di Workinvoice - “La gestione preventiva del capitale circolante e il supporto collaborativo tra fornitori e clienti restano chiavi strategiche per affrontare l’uscita dall’emergenza.”
“Il capitale circolante è la vera sfida che le aziende, in particolare le PMI, devo vincere per superare la crisi del Covid. Solo infatti la capacità di differenziare le proprie fonti di approvvigionamento e di usare in modo efficiente le fonti interne consentirà alle PMI di avere le risorse necessarie per investire e recuperare almeno in parte il fatturato perso nei mesi del lockdown” ha commentato Marco Preti, amministratore delegato di CRIBIS.