Il credito al consumo e gli italiani: razionalità, emozioni e cultura influenzano le scelte

10/10/2024

Nell’attuale congiuntura economica incerta e in costante evoluzione, segnata da inflazione e crisi geopolitiche, il comportamento delle famiglie italiane riguardo al credito conferma quanto gli studiosi, legislatori e regolatori affermano da tempo e, quindi, che le scelte economiche delle persone non seguono esclusivamente logiche razionali ma sono influenzate da variabili emotive, culturali e sociali. Le decisioni economiche sono sempre più il frutto della messa a fattor comune di considerazioni razionali, esperienze, sentimenti e circostanze.

È quanto emerge dalla ricerca CRIF – SDA Bocconi – Assofin 2024, presentata al Tomorrow Speaks, l’evento annuale di CRIF sull’evoluzione e innovazione nel mercato finanziario. Attraverso un’indagine campionaria su oltre 1100 persone, la ricerca ha analizzato i diversi comportamenti rispetto alle spese e al ricorso al credito.

 

I cinque profili di comportamento finanziario

Nella ricerca sono state condotte analisi per individuare i driver fondamentali del comportamento finanziario degli italiani. Emergono così cinque gruppi omogenei di persone, ciascuno con una propria propensione  rispetto al ricorso al credito: il 45% delle persone appartiene al gruppo dei “Forti” grazie alla solidità delle conoscenze, del profilo finanziario e comportamentale, il 13% sono “Deboli” perché con una situazione finanziari fragile e una bassa competenza finanziaria, il 14% sono “Vulnerabili” in quanto sempre finanziariamente fragili ma più consapevoli rispetto ai Deboli, il 16% sono “Timorosi” con una buona solidità patrimoniale ma estremamente avversi al rischio e, infine, il 12% sono “Dinamici” e quindi consapevoli, solidi finanziariamente e utilizzano il credito come strumento di gestione del budget familiare.

 

La percezione del credito al consumo

Nella ricerca emergono comportamenti e percezioni differenti rispetto al credito al consumo da parte degli italiani. Per quanto riguarda coloro che non ricorrono al credito, il 47% delle persone preferisce utilizzare i propri risparmi piuttosto che ricorrere a un finanziamento. Tuttavia, la ricerca rivela che quasi il 50%, tra chi non ricorre solitamente al credito, si dichiarerebbe disposto a ricorrere a un prestito in caso di necessità di liquidità, mentre il 31,4% considera del tutto normale avere un prestito oltre al mutuo.

Chi invece ricorre solitamente del credito lo fa per diverse motivazioni: c’è chi lo usa come strumento di gestione del bilancio familiare e di compensazione tra entrate reddituali ed uscite di cassa, altri invece si indebitano per necessità, altri ancora perché o non sanno controllare le proprie spese o sono inclini ad acquisti d’impulso.

Gli aspetti culturali, di genere e professionali influiscono sull’atteggiamento delle persone verso il credito a consumo. Se le donne sono più prudenti (alla domanda “Le occasioni vanno colte al volo, ci si preoccuperà dopo di come coprire le spese” il dato di massimo accordo – comunque minoritario – è costituito per il 62% da uomini e solo per il 38% da donnee, sotto certi profili, concrete (alla domanda “Per cosa utilizzereste un prestito” l’accordo con la risposta “solo per spese importanti” è data dal 56% di donne contro il 44% di uomini mentre l’opzione che chiama in causa “la comodità” ha valori capovolti, 58% gli uomini e 42% le donne), scontano tuttavia una minor conoscenza e competenza finanziaria (alla domanda “trovi i servizi finanziari complicati” la risposta di massimo accordo è data per il 62% dalle donne e per il 38% dagli uomini che invece al 58% sono in disaccordo rispetto all’affermazione in questione contro il 42% delle donne). Sotto un altro profilo va osservato che aver “provato” il credito permette di liberarsi da una serie di timori e pregiudizi e permette di affrontare i finanziamenti con più maturità e razionalità (alla domanda “avere un prestito significa avere un debito o avere credito” il massimo accordo sulla nozione di credito è fornita da chi ha un finanziamento in corso, 59%, rispetto a chi invece non lo ha, 41%; e alla domanda “avere un prestito è una cosa «normale»” il massimo accordo viene espresso da chi ha finanziamenti in corso, 67%, rispetto a chi non li ha, 33%).

“Dall’analisi dei dati di EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da CRIF, emerge come nei primi sei mesi dell’anno si sia ulteriormente allargata la platea di italiani che risulta avere almeno un contratto di credito rateale attivo, pari al 52,7% della popolazione maggiorenne. Il comportamento e le scelte delle famiglie riguardo al ricorso al credito sono un tema di assoluto interesse per i player finanziari, in un contesto in cui è sempre più determinante conoscere i propri clienti per soddisfarne al meglio le esigenze. In questa direzione, con la nuova ricerca in collaborazione con SDA Bocconi e Assofin - che realizziamo da ormai più di 10 anni - abbiamo scelto di offrire ai player di mercato nuovi elementi preziosi per ‘leggere’ i propri clienti ed evolvere verso un approccio sempre più customer-centrico” – commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF.

“L’analisi ci ha confermato che il credito viene visto sotto diverse prospettive e che le persone sono portatrici di valori e di bisogni profondamente differenti. Nell’atteggiamento, e dunque nella propensione ad acquistare credito, entrano in gioco aspetti di natura estremamente eterogenea e non riconducibili interamente o esclusivamente a profili razionali o di semplice bisogno. La ricerca e la valutazione dei clienti richiederanno, sempre di più un’analisi articolata che sappia usare informazioni quantitative e qualitative combinandole per profilare prospects e clienti in portafoglio. Di conseguenza, competenze, conoscenze, potenza computazionale e intelligenza saranno sempre più importanti" – spiega Umberto Filotto, Segretario Generale di Assofin.