Il profilo economico-finanziario dei gestori idrici italiani e la necessità di finanza per nuovi investimenti: è il momento del Sud

12/06/2018

L’esito dell’analisi dei dati di bilancio 2016 di 100 gestioni idriche organizzate per area geografica (nord-ovest, nord-est, centro, sud) e tipologia di gestione (in house, mista e privata) effettuata da CRIF Ratings in occasione della tavola rotonda organizzata da REF Richerche e Utilitalia sul tema Qualità tecnica e fabbisogni emergenti: il salto “quantico” del settore idrico italiano’ restituisce il consolidamento di un quadro in generale miglioramento per il settore idrico e di attesa per sviluppi ulteriori per la prima volta anche al Sud.

Ciò che emerge rispetto al tema degli investimenti e al profilo finanziario dei gestori è che dal 2012 al 2016 gli investimenti programmati sono progressivamente aumentati e ciò è evidente dall’uso della leva tariffaria che ha generato una crescita del margine operativo lordo (EBITDA) del 12,9% CAGR e del margine di profitto sui ricavi (EBITDA margin) del 7,3% CAGR. Sul lato patrimoniale si osserva invece un aumento del debito lordo del 7,6% CAGR al quale tuttavia corrisponde un aumento delle disponibilità liquide del 30,1% CAGR; l’aumento dell’EBITDA e la crescita delle disponibilità liquide hanno quindi avuto un effetto contenitivo dell’indicatore di leva netta (PFN/EBITDA) che è diminuito complessivamente del 8.7%.

Appare quindi che alla provvista di maggior debito non sia poi seguito un simmetrico impiego dei fondi disponibili soprattutto nelle regioni del sud dove, come si vedrà oltre, si impone la necessità di riequilibrare la composizione del profilo del debito.

          

             

L’analisi su base geografica mostra che la struttura del debito rimane più sbilanciata verso il breve termine al sud, mentre nelle altre macroaree la componente di debito a medio lungo è passata a più dell’80% nel 2016 dal 70% nel 2012.

L’analisi sulla base del business model mostra invece che l’EBITDA dei gestori privati sia cresciuta di più delle gestioni in house e miste (18% CAGR vs 13,7 e 11,1% CAGR) e lo stesso è successo alla marginalità (13.5% vs 7,4% e 6,8% CAGR).

Il debito lordo è invece aumentato di più per le gestioni in-house (9.7% vs 2.2% e 2,4% CAGR). Queste ultime e le gestioni miste hanno tuttavia ridotto la leva finanziaria netta. Circa la composizione del debito le gestioni in-house e le miste mostrano un buon equilibrio tra debito a breve e debito a lungo termine mentre le private mostrano l’andamento opposto.

Passando all’analisi dei flussi, a fronte di c. EUR2.5mld di investimenti (stimati sulla variazione delle immobilizzazioni materiali) effettuati nel periodo 2013-2016 il debito è aumentato di EUR1mld lordo (EUR600m su base netta), si può quindi sostenere che la componente di autofinanziamento grazie agli aumenti tariffari ha contribuito in misura più che proporzionale all’apporto di mezzi per l’esecuzione degli investimenti. Questo significa che rimane una significativa capacità di leva finanziaria per gli investimenti. Capacità più ampia nelle regioni del sud, in considerazione di un ricorso inferiore al debito negli esercizi scorsi, rispetto al centro-nord che sul campione di osservazione a fine 2016 tuttavia dimostra un trend di deleverage costante rispetto al 2013.

Quanta di questa capacità sia disponibile per investimenti nuovi ed addizionali per ottemperare agli standard di qualità tecnica dipenderà dallo stadio di avanzamento degli investimenti programmati già nel periodo 2014-2017 ed evidentemente non ancora implementati.

L’analisi completa sullo scenario di consolidamento del settore effettuata dal Laboratori per i Servizi Pubblici Locali di REF Ricerche è disponibile cliccando sul bottone.

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