Il crollo del fatturato del 2020 non verrà recuperato interamente nel 2021 (stime di crescita +7,5% a fronte di una perdita attesa del 11.1% nel 2020).
Sarà necessario attendere il 2022 (+2.7% vs 2019) per tornare ai livelli pre-crisi di fatturato, mentre la marginalità operativa di diversi comparti economici rimarrà ben al di sotto dei livelli pre-crisi anche nel 2022.
I trasporti sono il settore più colpito (con una stima di -20,7% per il fatturato 2022 vs 2019), hosting e siti web il settore più in crescita (+35,5% di fatturato 2022 vs 2019).
La pandemia da Covid-19 ha generato uno shock economico senza precedenti, che ha colpito immediatamente e duramente l’economia reale, con un sostanziale blocco degli investimenti e del mercato del lavoro, che ne ha accentuato ulteriormente gli effetti negativi sul sistema economico.
Il quadro congiunturale si caratterizza, però, per un’elevata eterogeneità degli effetti sia a livello settoriale, sia per singola impresa. Lo shock sta infatti producendo, e continuerà a produrre nel prossimo biennio, effetti fortemente differenziati in funzione del diverso impatto delle chiusure nei differenti tipi di produzione, delle stagionalità del business, del rischio di obsolescenza dei prodotti e del grado di dipendenza da costi fissi quali affitti, canoni di leasing o oneri finanziari.
A questo riguardo, l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio Pulse realizzato da CRIF ha sottolineato come il crollo del fatturato delle imprese italiane registrato nel 2020 non verrà recuperato interamente nel 2021 (Fig.1), quando le stime di crescita sono del +7,5% a fronte di una perdita attesa del 11.1% nel 2020. Sarà invece necessario attendere il 2022 (+2.7% vs 2019) per tornare ai livelli pre-crisi.
Anche in termini di marginalità attesa, nel 2022 proseguirà il trend di ripresa iniziato nel 2021, riallineandosi con il livello pre-crisi anche se non totalmente.
Figura 1: previsione trend italiani per fatturato e marginalità operativa (ebitda margin) – valori mediani
Fonte: previsioni CRIF sulla base di scenari Oxford Economics
Nota: dati relativi ad un campione di oltre 700 mila società di capitali
Le previsioni di impatto sui diversi settori
Ciononostante, sia sul fronte delle dinamiche di fatturato che di marginalità operativa (Fig. 2a e 2b), diversi comparti economici sono previsti rimanere ben al di sotto dei livelli pre-crisi finanche nel 2022, a testimonianza dell’orizzonte di medio termine necessario ai settori più colpiti per tornare sui livelli di operatività ordinaria, anche per effetto delle mutate abitudini dei consumatori dettate della pandemia (ad es. distanziamento sociale, smartworking, digitalizzazione).
Dall’analisi delle previsioni settoriali e micro-settoriali emerge come i comparti più colpiti sotto l'aspetto di ricavi e margini operativi siano quelli correlati alla sfera del turismo, tra cui il trasporto aereo, i servizi di alloggio e le agenzie di viaggio. Date le tempistiche necessarie per un pieno ritorno alla normalità post pandemia questi tre micro-settori continueranno a presentare anche nel 2022 un fatturato inferiore di circa il 20% alla situazione pre-crisi.
Fortemente colpiti saranno anche il settore del commercio di autoveicoli (-4% di fatturato e -6.6% di marginalità – 2022 vs 2019) e quello delle costruzioni, per quanto queste ultime, potendo beneficiare di misure di supporto specifiche introdotte dal Governo Italiano (es. “Ecobonus”) ci si attende possano riuscire, quantomeno in termini di fatturato, a riassorbire già nel 2022 gli impatti della pandemia (+2.3% rispetto al 2019).
Viceversa tra i micro-settori che più di ogni altro coglieranno le opportunità di ripresa e di crescita vi sono quelli che hanno intercettato prontamente le esigenze emerse nella nuova normalità generata dalla pandemia, tra cui servizi postali e le attività di corriere, hosting e siti web, produzione ed edizione di software e i servizi connessi alle telecomunicazioni, tutti con tassi di crescita del fatturato in doppia cifra rispetto al 2019.
Dal punto di vista della marginalità operativa emerge inoltre come buona parte del comparto manifatturiero (es. Prodotti metallici, Tessile e abbigliamento, …) continuerà a beneficiare nel medio termine delle misure volte all’ottimizzazione dei processi e della base costi, messe in atto per fronteggiare la fase acuta della pandemia.
Figura 2: Previsioni di ripresa economica dalla crisi (previsioni 2022 vs 2019)
Panel A: Analisi per Macro-settore
Panel B: Micro-settori più e meno colpiti dalla pandemia
Fonte: previsioni settoriali e microsettoriali CRIF sulla base di scenari Oxford Economics
Gli impatti della crisi pandemica sul profilo finanziario delle imprese
Accanto ai riflessi sul fronte strettamente economico, specie in un’ottica di rischio creditizio, vanno poi considerati attentamente gli impatti sotto il profilo finanziario che le aziende dovranno affrontare anche nell’anno in corso.
Dall’Osservatorio CRIF Pulse Business emerge che buona parte dei settori economici continueranno a mostrare Free Cash Flow negativi (Fig. 3), per effetto della contrazione di fatturati e margini operativi e dell’allungamento del ciclo del capitale d’esercizio, solo parzialmente compensabili tramite la riduzione o il rinvio degli investimenti. Tale situazione, combinata alle importanti scadenze di debito finanziario a breve termine, per quanto in parte rinviate e rimodulate tramite il ricorso allo strumento delle moratorie e alle varie forme di credito supportato da garanzie statali, creerà per numerosi settori e aziende l’esigenza di reperire significativi importi di nuova finanza entro il 2021, sino a raggiungere per i settori più colpiti (e.g. turismo) e/o finanziariamente più esposti (e.g. agricoltura) percentuali di fabbisogno prossime al 50% del fatturato.
Figura 3: impatto finanziario della crisi – previsione 2021 per Macro-settore
Fonte: previsioni CRIF sulla base di scenari Oxford Economics
Una quota rilevante di tale esigenza finanziaria passerà attraverso il sistema bancario, che nel prossimo biennio, a fianco dello Stato, avrà un ruolo chiave nel processo di rilancio e di supporto dell’economia italiana, soprattutto per quanto riguarda le piccole-medie imprese.
“In questo contesto, la valutazione del merito creditizio dovrà necessariamente evolvere per riuscire ad intercettare le imprese virtuose in uno scenario in cui i dati storici e comportamentali (utilizzati dai rating interni delle banche) potrebbero non riflettere integralmente e tempestivamente questa eterogeneità di effetti. È infatti atteso un peggioramento complessivo delle valutazioni prodotte dai sistemi di rating interni, oltre che un aumento della loro volatilità, che potrà avere un riflesso negativo anche sui bilanci bancari tramite un potenziale aggravio in termini di capitale regolamentare“ – commenta Simone Mirani, General Manager Operations di CRIF Ratings.
La resilienza alla crisi
A questo proposito, lo studio condotto da CRIF su un campione di oltre 700 mila società di capitali non finanziarie integrando il rating tradizionale CRIF Business Default Index (CBDI) con lo score di resilienza Covid, indicatore proprietario che tramite l’analisi congiunta di dinamiche creditizie, andamento dei pagamenti commerciali e scenari macroeconomici permette di prevedere la capacità di risposta delle imprese alla fase di downturn, evidenzia un quadro prospettico dalle molteplici sfaccettature.
Lo scenario contingente metterà infatti seriamente a rischio la stabilità dell’11% delle imprese, per le quali gli effetti della crisi andranno a incidere su strutture finanziare già molto deboli in quanto sovra indebitate, poco patrimonializzate e con carenze di liquidità che ne minano la solidità creditizia. Per un 32% di imprese che partivano da un profilo di rischio medio si prospetta un aumento della fragilità finanziaria in considerazione della forte esposizione agli impatti avversi del lockdown. Inoltre, un 21% di imprese con un buon profilo economico finanziario potrà attraversare una temporanea difficoltà in mancanza di politiche di sostegno mirate.
Al tempo stesso, solo il 35% di imprese con profilo economico finanziario solido o discreto (imprese classificate a medio e basso rischio prima dello scoppio della pandemia) mostrerà una buona capacità di risposta alla congiuntura pandemica (Fig. 5).
Figura 5: Distribuzione delle imprese per CBDI e previsione impatto Covid.
Fonte: analisi previsionali CRIF
Nota: dati relativi ad un campione di oltre 700 mila società di capitali
Come accennato in principio, è fondamentale focalizzare l’attenzione sulle caratteristiche delle singole realtà aziendali. Le Fig. 6 e 7 mostrano come esista un’elevata dispersione delle performance prospettiche sia all’interno dei macro-settori che all’interno dei micro-settori.
Così come tra i “Top performer” (farmaceutica, consulenza, chimica e ICT, Media e Telco ...) esiste una quota significativa di imprese a medio-bassa resilienza e capacità di ripartenza (imprese dei segmenti middle e bottom), parimenti, all’interno di mercati più esposti agli effetti della crisi (turismo e i singoli micro-settori ad esso collegati come agenzie di viaggio, servizi di alloggio, trasporto aereo) si individuano comunque imprese solide e con elevate probabilità di superare la fase economica contingente e di assorbirne gli impatti (imprese dei segmenti top e upper).
Figura 6: Distribuzione per macro-settore delle performance delle singole imprese sulla base della previsione impatto Covid (Top=migliori, Bottom=peggiori).
Fonte: Osservatorio previsionale CRIF Pulse Business
Nota: dati relativi ad un campione di oltre 700 mila società di capitali
Figura 7: % di imprese Top e Bottom per micro-settore
Fonte: Osservatorio previsionale CRIF Pulse Business
Nota: dati relativi ad un campione di oltre 700 mila società di capitali
“In questo contesto di impatti e recupero fortemente asimmetrico è fondamentale il ruolo del settore pubblico per evitare l’impennata dei fallimenti nei segmenti più colpiti dalle restrizioni, shock i cui effetti, in considerazione delle interdipendenze tra filiere, si potrebbero diffondere rapidamente a tutto il sistema economico “– spiega Simone Mirani, General Manager Operations di CRIF Ratings.
“Nel supportare il tessuto produttivo è però fondamentale che gli interventi di sostegno siano mirati a proteggere le singole realtà aziendali maggiormente impattate e in particolare quelle aziende o comparti che risultino strategici per il sistema e/o presentino un elevato potenziale di ripartenza, generando un effetto traino e ottimizzando così l’allocazione delle risorse.” – conclude Matteo Squadrani, Data Science Manager di CRIF.