- La crescita dei tassi ha comportato per i mutui a tasso variabile un aumento della rata media rispetto ai minimi di metà 2022, con un picco del +49% per quelli erogati negli ultimi 5 anni
- Per i mutui a tasso variabile sottoscritti negli ultimi 5 anni aumenta del 25% l’esposizione residua a fine 2023
- Aumenta la tensione finanziaria con un incremento di oltre 15 punti percentuali per le fasce medio-alte
L’inevitabile risposta della BCE per contrastare l'inflazione, con l’aumento dei tassi di interesse, ha generato una serie di conseguenze per coloro che hanno sottoscritto mutui a tasso variabile, sia privati che ditte individuali. Secondo l'analisi condotta da CRIF sull'impatto dell'innalzamento dei tassi sui mutui (elaborata sul patrimonio informativo del Sistema di Informazioni Creditizie EURISC), il 26% dei mutui ipotecari attivi a gennaio 2022 era a tasso variabile. L’effetto più tangibile dell’innalzamento dei tassi è stato sulla rata media di questi: la rata è infatti aumentata mediamente del +36% rispetto ai minimi di metà 2022, con un picco del +49% per i mutui erogati negli ultimi 5 anni.
Tale aumento inevitabilmente ha inciso anche sull’esposizione finanziaria di chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile. Difatti, la principale evidenza emersa dall’analisi CRIF è l’aumento dell'esposizione finanziaria dei mutuatari, nonostante le 24 rate pagate nel periodo fra gennaio 2022 e dicembre 2023. L’analisi registra che il trend di crescita dei tassi ha significato un incremento del +25% sul livello complessivo di indebitamento di chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile negli ultimi 5 anni.
Mutui a tasso variabile: esposizione residua
Fonte: EURISC – Il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF
In parallelo, l'aumento delle rate mensili ha prodotto un peggioramento significativo del rapporto rata-reddito, in media di 8 punti percentuali dai minimi di metà 2022. Inoltre, per i mutui erogati negli ultimi 5 anni tale peggioramento ha raggiunto i 10 punti percentuali.
Nonostante l'aumento dei tassi di interesse, i soggetti con mutui a tasso variabile non hanno mostrato un incremento nel tasso di insolvenza. L'analisi dell'indice di tensione finanziaria, costruito da CRIF per identificare casi di eccessivo indebitamento e prevenire situazioni di dissesto, mostra invece un peggioramento. In questo caso, i soggetti con mutui a tasso variabile mostrano un aumento della tensione finanziaria, con uno spostamento di oltre 15 punti percentuali dalle classi di livello basso e medio-basso a quelle di livello medio-alto e alto.
“Le dinamiche di crescita dei tassi di interesse hanno portato nell’ultimo biennio a un significativo impatto sui mutuatari a tasso variabile. L'analisi condotta da CRIF fornisce un quadro dettagliato di questa situazione, rilevando soprattutto come sia variata l'esposizione finanziaria dei sottoscrittori di mutui erogati negli ultimi 5 anni” - commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF. “Tuttavia, nonostante questi impatti, i dati evidenziano che non c'è stato un incremento significativo nel tasso di insolvenza sebbene si sia osservato un aumento della tensione finanziaria. Le prospettive di un possibile abbassamento dei tassi a giugno 2024 fanno sperare per un sollievo ai mutuatari, riducendo la pressione e contribuendo a stabilizzare la situazione finanziaria. In ogni caso, è fondamentale, nell’attuale contesto macroeconomico e geopolitico di incertezza, rimanere vigili per affrontare le sfide che lo scenario potrebbe presentare.”