- L’analisi di CRIF ha rilevato un tasso di conversione pari all’80% entro 24 ore dall’inizio dell’onboarding della nuova clientela.
- Il 39,5% dei clienti ingaggiati nei processi di Open Banking ha fornito il consenso all’utilizzo delle informazioni del proprio conto corrente.
- Tuttavia solo il 10% completa correttamente il processo.
Bologna, 22 novembre 2021 - Lo sviluppo dei servizi di Open Banking, inizialmente strettamente riconducibile ai servizi di pagamento, si sta progressivamente estendendo verso prodotti di investimento, risparmio, credito e supporto allo sviluppo del business, tanto che da Open Banking si sta evolvendo in uno scenario di Open Finance.
Tra gli aspetti più immediati nell’evoluzione del rapporto banca-cliente uno studio realizzato da CRIF, presentato in occasione del CRIF Finance Meeting, segnala la semplificazione e velocizzazione dell’onboarding della nuova clientela grazie alle nuove tecnologie digitali, inclusi tutti i processi e i controlli correlati (identificazione e KYC-Know Your Customer, AML-antiriciclaggio, controllo automatico dei poteri di firma, etc), nonché l’automatizzazione di tutte le attività relative all’acquisizione della documentazione necessaria e dei dati contenuti in essa, ivi incluse le immagini dei documenti di riconoscimento richiesti dalle funzioni di Compliance e dalle normative. Consentendo così al cliente finale di completare le operazioni nel minor tempo possibile attraverso una customer experience fluida e coinvolgente.
L’onboarding digitale è la porta di ingresso verso l’open banking, consentendo di aumentare la conoscenza del cliente e potenziando i processi di valutazione, che risulteranno più fluidi ed efficaci grazie a tutte le nuove informazioni di conto corrente.
All’atto pratico, l’analisi di CRIF ha rilevato un tasso di conversione pari all’80% entro 24 ore dall’inizio dell’onboarding della nuova clientela, un’accuratezza e completezza della raccolta documentale superiore al 75% e, soprattutto, un tempo inferiore a 5 minuti per completare il processo di application ad un nuovo conto corrente.
Al contempo si registra un incremento del +30% del numero di clienti, rifiutati al primo round, che viene accettato utilizzando i dati raccolti di conto corrente a fronte di un aumento del +7,5% delle erogazioni di prestiti alla clientela consumer a parità di rischio atteso in ingresso, mentre la crescita delle pratiche deliberate automaticamente rispetto al processo tradizionale è addirittura pari a +50%.
Inoltre, i clienti potranno usufruire di servizi a valore aggiunto e funzionalità personalizzate sui canali digitali, come elemento differenziante e migliorativo dell’esperienza già disponibile sui canali tradizionali, con opportunità di migliorare l’esperienza utente sia nella gestione dei propri risparmi, sia dello sviluppo delle proprie attività, in particolare nel caso di PMI e Piccoli Operatori economici.
Questo si abbina alla disponibilità di Customer Journey digitali in grado non solo di ridurre il ‘time to service’, ma anche di abilitare i clienti ad accedere a distanza a servizi completi ed evoluti (lending, pagamenti, finanziamenti etc. così come servizi assicurativi e/o per la protezione cyber), anche richiedendo il supporto remoto in caso di difficoltà.
“Siamo solo all’inizio di un periodo destinato a segnare importanti evoluzioni nell’offerta di servizi realmente mirati sulle esigenze della clientela e, più in generale, nello sviluppo di nuovi modelli di business del sistema bancario e non solo. Tutti gli operatori dovranno necessariamente far evolvere il proprio paradigma di offerta, mettendo al centro i bisogni dei clienti, siano essi privati o imprese, e far evolvere l’integrazione di servizi come elemento distintivo – commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF – Nello specifico, sarà inevitabile una evoluzione dei modelli di servizio e di offerta tale per cui i benefici derivanti dalla condivisione dei dati in ambito Open Banking possano essere ritornati verso gli utenti finali come elemento facilitatore e acceleratore della condivisione stessa”.
Più servizi e vantaggi per la clientela
Nel complesso, secondo lo studio realizzato da CRIF nei circa tre anni dall’entrata in vigore della Direttiva sui Servizi di Pagamento (PSD2) in media il 39,5% dei clienti ingaggiati nei processi di Open Banking ha fornito il consenso all’utilizzo delle informazioni del proprio conto corrente.
Tuttavia, solo il 10% di questi ha completato correttamente il processo, ad esempio inserendo le credenziali, consentendo così l’accesso al proprio conto e l’analisi dei dati transazionali.
Da sottolineare, però, come, per i player finanziari più attivi e performanti, la quota dei clienti ingaggiati arriva a superare anche il 56% mentre gli utenti che completano il processo per l’accesso ai dati di conto sfiorano il 30%.
Analizzando il profilo di questi soggetti emerge che:
- Il 54% delle persone fisiche risulta essere monoreddito, Il 26% multireddito mentre il 20% è privo entrate ricorrenti
- Quasi l’80% fornisce un conto corrente dove si registra l’accredito dello stipendio o della pensione, quindi il conto principale
- 306 € è il saldo medio per cliente, con 3 transazioni medie mensili in entrata, per un importo medio di 2.124 €
- Il 37% dei lavoratori dipendenti si concentra nel cluster di entrate comprese tra 1.500 e 2.500 €, mentre il 35% dei multireddito si concentra nel cluster 2.500-5.000 €
- Circa il 12% di clienti ha un risparmio medio mensile superiore al 20% del reddito.
Al contempo va segnalato come circa il 90% delle imprese ingaggiate nei processi di Open Banking che forniscono il consenso alla condivisione dei propri dati siano PMI o società di persone o capitali con fatturato inferiore a 2 milioni di euro.
“Lo sviluppo di queste iniziative di Open Finance contribuirà a costruire e affermare un nuovo modo di vedere la banca, rafforzandone il ruolo di partner per la clientela finale, sia essa costituita da consumatori o da imprese, migliorando al contempo l’esperienza d’uso e aumentando il numero di touch-point anche al di fuori dell’offerta bancaria stessa – conclude Capecchi -. In particolare, questo fornirà un concreto aiuto ai clienti che vogliono prendere decisioni informate sulle proprie finanze e avere un rapporto sempre più evoluto e personalizzato con il proprio istituto finanziario, risparmiando tempo, fatica e denaro per trovare una risposta alle esigenze quotidiane”.