L’evidenza empirica derivante dall’analisi dei tassi di default registrati dalle società di capitali italiane conferma profonde divergenze di rischiosità tra i diversi settori merceologici. Nell’arco dell’ultimo decennio, che ha visto succedersi fasi di profonda recessione economica (2008-2009 e 2011-2012) e fasi di recupero (2014-2016) i settori più resilienti, quali le utilities o il settore farmaceutico, hanno mostrato variazioni contenute del tasso di default, mentre i settori più rischiosi hanno visto incrementi improvvisi dello stesso e successivi recuperi, anche di magnitudine rilevante.
La valutazione della rischiosità settoriale non può tuttavia non tenere conto dell’eventuale appartenenza a nicchie di mercato, ovvero specifici segmenti caratterizzati da peculiarità in termini di dinamica della domanda, dell’offerta o barriere all’ingresso che possono consentire alle società di godere di evidenti vantaggi competitivi.
A tal fine, CRIF Ratings ha classificato le aziende italiane in 25 settori economici, basati prevalentemente sull’utilizzo dei codici ATECO, corredati da ulteriori indicazioni anagrafiche, opportunamente raggruppati sulla base delle caratteristiche delle aziende ad essi appartenenti. Ognuno di essi è stato ulteriormente suddiviso tenendo conto delle peculiarità qualitative e quantitative delle aziende che ne fanno parte, giungendo a 117 segmenti merceologici.
A partire da essi CRIF Ratings ha elaborato analisi dedicate (Industry Risk Report) che, ancor prima di approfondire la condizione specifica di un’azienda, consentono di valutare se, sulla base di elementi tangibili quali il tasso di default, il settore di appartenenza possa essere considerato più o meno rischioso e, elemento ancor più rilevante, se lo specifico segmento in cui la stessa opera sia caratterizzato da dinamiche e livello di rischio assimilabili a quelle del settore o materialmente divergenti. Le analisi di CRIF Ratings sono, inoltre, corredate da una lettura delle dinamiche prospettiche del segmento di riferimento in un’ottica di SWOT analysis, al fine di cogliere tempestivamente trend in atto e potenziali rischi/opportunità futuri.
In primo luogo diventa, quindi, possibile effettuare un confronto coerente (Benchmark) di qualsiasi azienda in esame con un paniere di aziende afferenti al medesimo segmento e che presentano quindi una rischiosità merceologica sottostante uniforme. creditizia o appetibilità . In secondo luogo, l’analisi di ogni singolo segmento in termini di dinamiche prospettiche consente di integrare un’ottica forward looking nelle decisioni creditizie, elemento ormai imprescindibile anche in sede di valutazioni contabili (l’IFRS 9) e regolamentari.
In quest’ottica CRIF Ratings ha predisposto uno strumento integrato CRIF Financial Planner, soluzione SaaS e user-friendly, per la valutazione storica e prospettica delle imprese corporate. In particolare, grazie al confronto con indicatori economico finanziari prospettici relativi al comparto di riferimento e la costruzione di scenari, è un supporto chiave nel redigere il business plan di un’azienda o nella verifica della sostenibilità dei piani aziendali presentati dal management. Il tutto si traduce in benefici tangibili per le aziende di credito in termini di maggiore ottimizzazione di processo e risparmio di FTE da utilizzare su attività di sviluppo della relazione.