Il 13 e 14 luglio scorso si è tenuto l’evento “ESG in Banking – verso un nuovo equilibrio” organizzato da ABI e che ha visto la partecipazione di CRIF in tre sessioni differenti. Il tema cardine di questa edizione è stata la trasformazione sostenibile dell’industry bancaria.
“Gli Scenari ESG: Le sfide che ci aspettano” – intervento di Simone Capecchi, CRIF Executive Director
“Nel contesto attuale i player finanziari non possono sottrarsi dall’analisi dei rischi Enviromental Social e Governance (ESG). Oggi, misurare la rischiosità di un’impresa significa integrare alle tradizionali metriche di rischio finanziario e creditizio, nuovi KPI in grado di misurare le dimensioni ESG. Ovviamente, al centro di tutto rimane la conoscenza e la profondità analitica data-driven, pertanto è la disponibilità di dati puntuali, tempestivi e di qualità a fare la differenza” – commenta Capecchi.
CRIF ha sviluppato un ampio data lake ESG, con oltre 100 variabili da cui si ricavano KPIs e score sintetici per ciascuna degli oltre 5 milioni di aziende italiane e soluzioni evolute per supportare i player finanziari nel cogliere i rischi derivanti dalle sfide legate alla sostenibilità.
In questo contesto, si inserisce la digital platform globale SynESGy per la raccolta di questionari ESG che le aziende possono compilare e aggiornare in autonomia, e che vengono messi a disposizione dei player finanziari per integrare il proprio patrimonio informativo su clienti, partner e fornitori.
“I dati a supporto dell’integrazione ESG” – intervento di Paolo Gambetti, CRIF Data Science Leader
“Il rischio fisico rappresenta uno dei principali fattori di rischio ESG con cui le imprese dovranno confrontarsi nei prossimi anni a causa del cambiamento climatico in atto. Comprendere, misurare e gestire tali rischi dal punto di vista finanziario è una delle priorità che devono porsi le banche, come recentemente indicato dalla regolamentazione BCE relativa alle Disclosure ESG e dalle Aspettative di Vigilanza di Banca d’Italia in materia di rischi climatici ed ambientali.” – ha affermato Gambetti.
Per le banche si tratta di una nuova sfida che si traduce in disporre ed elaborare informazioni relative alle loro esposizioni su controparti localizzate in geografie esposte a rischi climatici, dati che le banche fino ad oggi non hanno mai raccolto, utilizzato e analizzato. Affrontare, cioè, questioni metodologiche senza precedenti, come ad esempio l’adeguamento dei modelli satellite o la stima dell’impatto del rischio fisico sul rischio operativo.
A tal proposito, CRIF ha sviluppato Climate Risk Analytics Suite, la piattaforma digitale unica nel suo genere perché contiene tutti gli strumenti – dati, algoritmi e metodologie – per supportare le istituzioni finanziarie nella valutazione, monitoraggio e segnalazione degli eventi atmosferici estremi e dei rischi fisici collegati. La piattaforma è stata premiata all’ultima edizione del G20 TechSprint, contest internazionale per soluzioni innovative.
“Supportare small business e PMI dopo la pandemia. Dal global a local: come cambia la filiera” – intervento di Giancarlo Montorsi, CRIF Principal
Per le banche il PNRR è una straordinaria occasione: è una leva per andare a dialogare con l’impresa cliente o prospect, accompagnandola nella richiesta di credito. Inoltre, grazie alle risorse dei bandi per le imprese più meritevoli, potrebbero anche manifestarsi esigenze di investimento ulteriori da finanziarie in modo ordinario.
“I player finanziari per cogliere tale possibilità necessitano di affrontare un percorso che parte dalla ricerca dei bandi, passando all’identificazione delle imprese che possono beneficiare delle risorse del PNRR, facendo leva su imprese già meritevoli o su imprese che si stanno già posizionando in un percorso di sostenibilità e miglioramento” – ha sottolineato Montorsi.
In conclusione, dalla ricerca di mercato condotta da CRIF, basata sull’analisi della totalità delle imprese attive in Italia mediante gli indicatori “PNRR Index” che individua le imprese eleggibili è risultato che su 5,2 milioni di imprese, il 37% hanno un’alta probabilità di accedere ai finanziamenti previsti dai bandi del PNRR e le imprese fortemente in linea risultano molto meno rischiose rispetto a quelle eleggibili.
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