ESG Outlook 2024 di CRIF: come il fattore ambientale influenza le performance e il credito delle PMI italiane

Fattore “E”: grandi differenze regionali e settoriali nella sostenibilità ambientale

Secondo l’ESG Outlook 2024 di CRIF, la componente ambientale (fattore “E”) mostra notevoli differenze tra le PMI italiane. Piemonte e Lombardia guidano la classifica della sostenibilità ambientale, mentre settori come immobiliare e leisure si rivelano particolarmente virtuosi. La variabilità nella gestione dei rischi climatici e delle emissioni è un segnale di come l’adozione di strategie green non sia omogenea sul territorio. 

I fattori ESG risultano dunque rilevanti, per le PMI italiane, sia nel determinare il livello di rischio di credito che nell’influenzare il processo di erogazione dei prestiti (visto che le banche sembrerebbero mostrare una più elevata propensione a finanziare le aziende maggiormente “sostenibili”). 

Grazie al patrimonio informativo di CRIF, lo Score E fornisce una valutazione completa dell’adeguatezza della singola PMI ai fattori ambientali, tenendo in considerazione sostanzialmente tre componenti: 
•    l’esposizione al rischio fisico, legato a fenomeni naturali acuti (come le ondate di siccità o le inondazioni) o cronici (come l’innalzamento del livello del mare); 
•    l’esposizione al rischio di transizione, legato al processo di aggiustamento verso un’economia a basse emissioni di carbonio e più sostenibile sotto il profilo ambientale; 
•    la risposta ai restanti rischi naturali, ad esempio attraverso opportune politiche di efficienza energetica, o per la gestione dei rifiuti e dell’acqua, o ancora per il rispetto della biodiversità. 

Tra le informazioni utilizzate va ricordata la presenza di indicatori derivati da modelli proprietari di CRIF per il calcolo di: 
•    esposizione al rischio fisico: viene stimata, a partire dalla geolocalizzazione dell’impresa, l’esposizione della stessa ai danni derivanti da eventi naturali estremi (inclusi i terremoti); 
•    GHG emission: viene stimato il totale delle emissioni di CO2 e altri gas serra prodotte direttamente e indirettamente dall’impresa (Scope 1 e 2) e della sua value chain (Scope 3).

Il dato è espresso in tonnellate di CO2 equivalente, in linea con gli standard internazionali. La stima si basa sui dati puntuali presenti nei documenti di disclosure ESG pubblicati dalle singole aziende o su dati raccolti tramite la piattaforma Synesgy, oppure su grandezze stimate con modelli proprietari; 
•    esposizione al rischio di transizione: sulla base del livello delle GHG emission e di informazioni di bilancio (specifiche per la singola impresa o settoriali), CRIF stima l’esposizione delle imprese al rischio di subire perdite legate a mutamenti della regolamentazione, della domanda e della tecnologia, valutando l’impatto di diversi scenari di transizione sui principali indicatori di bilancio. 

Sulla base di dati puntuali e stimati, lo Score E esprime il grado di adeguatezza dell’azienda in una scala da 1 a 5 (dove, come di consueto, 1 indica le prestazioni migliori).

40%

PMI con score basso/molto basso

35%

PMI con rischi fisici elevati

+11%

PMI sostenibili finanziate

+22p.p.

livello di adeguatezza molto alto