L’introduzione del Calendar Provisioning rappresenta uno degli interventi più dirompenti tra quelli operati negli scorsi anni dalla vigilanza europea e dagli organi legislativi europei.
Tale istituto costringe le banche a “svalutazioni” (intese sia come rettifiche a conto economico che come deduzioni patrimoniali) più rapide e consistenti rispetto a quanto giustificato dalle esperienze di recupero sperimentate in passato nel contesto italiano introducendo, quindi, un aggravio in termini di costi destinato a scaricarsi sulla redditività del business e/o sul costo del credito per la clientela.
Con l’ambizione di fornire un approfondimento dello stato dell’arte e proporre una riflessione sui possibili sviluppi futuri, CRIF ha partecipato alla produzione del position paper di AIFIRM dal titolo “Implementare il calendar provisioning: regole e impatti”.
Nello specifico, sono esaminati i numerosi punti aperti della norma rispetto ai quali le regole abbisognano di chiarimenti o di interventi interpretativi che ne migliorino la razionalità complessiva e alcuni profili implementativi, soffermandosi sulle possibili alternative aperte per adattare processi e procedure già esistenti.
Inoltre, nel position paper vengono analizzati gli impatti attesi sulla gestione dei non-performing loans e le possibili ricadute sulla gestione ordinaria degli NPL oltre a considerare le possibili implicazioni per le operazioni straordinarie di pulizia del portafoglio, come cessioni e cartolarizzazioni.
Il documento si sofferma anche sui riflessi che le normative sul calendar provisioning sono destinate a esercitare sulla gestione del portafoglio in bonis, a cominciare dalla fase di erogazione e di pricing. Sono affrontate altresì le misure di secondo pilastro presenti all’interno del nuovo framework normativo e su come le banche potranno articolare il dialogo con la vigilanza al fine di motivare eventuali disallineamenti rispetto ai tassi minimi di copertura dettati dalle nuove regole.
Infine, si analizza l’impatto che la pandemia di Covid-19 è destinata a esercitare sugli aggravi patrimoniali determinati dal calendar provisioning, per effetto del prevedibile incremento dei nuovi crediti deteriorati e del rallentamento dei processi di recupero connessi al lockdown e al raffreddamento dell’attività economica.