Analisi dei Fallimenti - 2022

Un’analisi dell’andamento dell’indice globale dei fallimenti delle aziende, con focus sul 2022 e uno sguardo alle prospettive del 2023.


Le recessioni economiche storicamente si accompagnano a un aumento dei fallimenti aziendali. Non sorprende dunque che, con la crisi scatenata dal conflitto russo-ucraino, dall’inflazione e dai rincari, nel 2022 si registri un aumento dell’indice dei fallimenti a livello globale.

Contrariamente a quanto ci si aspettava, la crisi legata alla pandemia da Covid19 non ha avuto un impatto immediato sui default, anzi, le bancarotte sono state inferiori nel 2020 e 2021 rispetto al 2018 e 2019. Misure a sostegno delle imprese e l’accesso a credito e finanziamenti a costo contenuto hanno permesso alle aziende di reggere l’impatto di quel delicato momento storico. Nel 2022 le condizioni sono però cambiate: le imprese si sono trovate a fare i conti con il conflitto russo-ucraino, i rincari dei costi energetici e delle materie prime, il rialzo dei prezzi e dei tassi.

Una situazione complessa che, secondo il Global Bankruptcy Report 2023 di Dun & Bradstreet, ha portato a un aumento del numero di fallimenti, cresciuto in circa il 60% dei Paesi monitorati.

 

Le previsioni di Dun&Bradstreet per il 2023

Con il peggioramento della disponibilità di credito tramite canali tradizionali è molto probabile che le aziende in difficoltà aumenteranno anche nel 2023. In particolare, a risentire della congiuntura economica saranno le piccole imprese con un ciclo cash-to-cash più lungo che potrebbe portare a una gestione dei flussi di cassa sempre più problematica.

Anche il crollo di alcune grandi banche all'inizio del 2023 con la conseguente stretta sui finanziamenti e la riduzione dei guadagni aziendali per via dei rincari e del costo del denaro pesano sulle aziende e potrebbero contribuire al default di alcune di esse.

Per evitare situazioni di crisi, le imprese dovranno avere un approccio più proattivo alla mitigazione dei rischi, ricorrendo ad analisi e dati che permettano loro di prendere decisioni finanziarie strategiche per la loro sopravvivenza. In questo processo, sempre più importanza ricopriranno la supply chain e la solidità di fornitori, clienti e mercati di riferimento. Monitorare la catena di approvvigionamento sarà indispensabile per valutare rischi e opportunità.

 

Global Bankruptcy Report: fallimenti in crescita nel 2022

Nel 2022 i fallimenti delle aziende sono aumentati in più della metà delle economie monitorate rispetto al 2021, a differenza di quanto accaduto nel 2021 rispetto al 2020, quando quasi la metà delle economie prese in considerazione dal Global Bankruptcy Report avevano mostrato un calo.

In particolare, dal report emerge che: 

l’indice globale dei fallimenti è salito del 10,8% nel 2022 contro lo 0,6% del 2021;
Le bancarotte in Austria, Francia e Regno Unito sono cresciute di circa il 50% nel 2022 rispetto al 2021, mentre l’Indonesia le ha visto aumentare del 100% nel 2022 sul 2021;
Su 48 mercati monitorati, 14 hanno riportato un incremento di oltre il 10% su base annua dei fallimenti nel 2022;
Cresce il rischio Paese nell'ultimo anno: su 132 nazioni su cui viene calcolato il D&B Country Risk, a dicembre 2022 ben 68 sono state classificate a livello di rischio alto (rosso), mentre nel dicembre 2021 erano 63.
 

L’andamento dei fallimenti aziendali in Italia

In Italia le insolvenze sono in crescita: se nel 2021 si era registrato un incremento del 18% anno su anno, nel 2022 l’aumento è del 21% anno su anno. Su questo fronte c’è da aspettarsi che il venire meno delle misure di sostegno introdotte dal governo nel periodo pandemico e una politica monetaria più restrittiva possano portare a un drastico rialzo delle insolvenze nel 2023.

Dopo essere aumentati del 18% su base annua nel 2021, i fallimenti delle imprese in Italia sono scesi del 21% y/y nel 2022, raggiungendo un livello leggermente superiore a 7.000 (dato inferiore a quelli pre-pandemici).

I tassi di bancarotta – riporta il Global Bankruptcy Report 2023 - hanno registrato un trend sostanzialmente al ribasso nell'ultimo decennio, nonostante una certa volatilità nel 2020. Da allora, sono stati costantemente sotto i livelli pre-pandemia su base trimestrale.

 

Le ragioni dell'andamento dei fallimenti delle aziende italiane

I motivi di questo andamento dei tassi di fallimento delle imprese italiane sono diversi. In primo luogo, le restrizioni pandemiche hanno impedito ai tribunali di operare normalmente.

In secondo luogo, parte delle misure di sostegno introdotte all'inizio della pandemia sono rimaste attive anche nel 2021. Terzo, dall’invasione dell'Ucraina con conseguente shock energetico, l'Italia ha impiegato circa il 5,2% del PIL a sostegno di imprese e famiglie.

Il consistente sostegno attuato dal governo italiano continuerà probabilmente ad alterare il dinamismo aziendale anche nel 2023. Al tempo stesso, il rialzo dei tassi di interesse renderà più difficile la puntualità nei pagamenti. Con l’eliminazione del cosiddetto Superbonus introdotto durante la pandemia, che aveva portato a un'ondata di ristrutturazioni edilizie, c’è inoltre da aspettarsi un contraccolpo nel settore delle costruzioni.

 

Fallimenti aziendali: le prospettive per le imprese italiane nel 2023

Con l'inflazione core nell'eurozona più alta del previsto, le stime sono di un'inflazione complessiva in Italia di circa il 6% nel 2023, inferiore a quella del 2022 (8,7%), ma ancora elevata e lontana dal target della BCE, la cui politica monetaria restrittiva avrà importanti effetti sull’economia reale e porterà a un aumento del rischio di credito.

In sintesi, si prevede che i fallimenti in Italia possano aumentare significativamente nel corso del 2023, pur rimanendo al di sotto dei livelli pre-pandemia, in un contesto in cui in tutta l'UE cresceranno i fallimenti.

Le imprese italiane (e non solo) si trovano dunque di fronte ancora una volta a mesi complicati, ma c’è da scommettere che sapranno dare un’ulteriore dimostrazione di resilienza.

 

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