Nuova Definizione di Default: CRIF ha coordinato il gruppo di lavoro AIFIRM

L'imminente entrata in vigore della nuova definizione di default introdotta dall'Autorità Bancaria Europea (EBA) è destinata a incidere in profondità sulle banche italiane, sia dal punto di vista quantitativo (perché determina l'emersione di ulteriori NPL e influenza la struttura delle potenziali svalutazioni) che da quello qualitativo (perché modifica i processi del credito, con riferimento ad esempio ai segnali di early warning e alla gestione dei debitori collegati).
Lo scorso 13 gennaio 2020 a Milano, presso Banca Intesa, sono state presentate a una platea di oltre 80 risk manager le evidenze del position Paper prodotto dal gruppo di lavoro dell'AIFIRM (Associazione Italiana Financial Industry Risk Managers) con il PMO di CRIF.

Tra gli effetti legati alla prima applicazione della nuova definizione, vi è senza dubbio l’impatto sui parametri di rischio previsti dallo standard contabile IFRS 9 e sulle conseguenti svalutazioni. La presenza di default più frequenti si tradurrà in un aumento delle PD, non solo nella configurazione a 12 mesi “through the cycle” utilizzata per finalità regolamentari, ma anche nelle versioni “life-time” e “forward looking” prese a riferimento per le svalutazioni contabili. L’impatto complessivo dipenderà, in concreto, dall’atteggiamento assunto dalle singole banche nel declinare le novità normative.

Concentrandosi sugli aspetti maggiormente oggettivi (la modifica nei criteri di conteggio dei giorni di scaduto, la nuova soglia di materialità, il cure period), è stata condotta un’analisi di simulazione basata sul “CRIF Information Core” (il patrimonio informativo esclusivo di CRIF basato su informazioni pubbliche, immobiliari e dati di credit bureau), articolata per le società di capitali, le società di persone e le persone fisiche. Tale analisi mostra incrementi delle PD life-time prevalentemente compresi tra 20 e 40 bps (con valori circa doppi nel caso delle società di persone); questo significativo aggravio potrà tuttavia essere temperato – in tutto o in parte – dalla ricalibrazione dei modelli di LGD (per i quali, peraltro, potrebbe rendersi necessario un impegnativo aggiornamento, qualora la “filosofia” della nuova definizione comportasse l’abbandono degli approcci basati sul cure rate, a favore di un’impostazione c.d. “a campata unica”).

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