Confidi maggiori: i primi segnali di miglioramento del profilo di rischio

La riforma del TUB, che ha sancito l’innalzamento del volume minimo di attività finanziarie a EUR 150m per l’ammissione all’albo dei confidi vigilati da Banca d’Italia, ha dato il via, a partire dal 2015, ad una fase caratterizzata da diverse operazioni di fusione, portando a una drastica riduzione del numero di confidi vigilati. Ad oggi i confidi maggiori sono 36 (55 nel 2016) e complessivamente rilasciano un volume di garanzie di EUR 7,7bn (EUR 11bn).

Il periodo 2015-2017 ha visto non solo la razionalizzazione nel numero di confidi maggiori, ma anche il graduale ridimensionamento della loro operatività. Le ragioni di tale fenomeno sono da attribuire ad una serie di fattori esogeni, quali la bassa propensione del sistema bancario a finanziare le micro e piccole imprese; la concorrenza diretta del Fondo Centrale di Garanzia e la generale crisi reputazionale subita a seguito della liquidazione di due importanti player del settore.

Al fine di cogliere gli effetti connessi ai cambiamenti introdotti dal legislatore, CRIF Ratings ha analizzato l’evoluzione del profilo di rischio dei confidi maggiori nel periodo 2015-2017. A tal proposito sono stati esaminati, tramite un modello di valutazione proprietario, le ultime tre annualità di bilancio di un campione di 35 confidi maggiori, rappresentante il 98% delle garanzie rilasciate dai confidi iscritti all’albo degli intermediari finanziari.

In base alla scala di valutazione di CRIF Ratings - che prevede sei classi di rischio crescente da 1 a 6 - i risultati dell’analisi mostrano una progressiva migrazione dei confidi maggiori verso le classi di rischio medio-basso durante il periodo 2015-2017. Circa il 54% dei confidi vigilati ha sperimentato un miglioramento del proprio profilo di rischio, a fronte del 34% che ha evidenziato una sostanziale stabilità, mentre solo il 12% ha registrato un peggioramento della classe di rischio.

Tra i driver che hanno guidato il miglioramento emerge il crescente utilizzo degli strumenti di credit risk mitigation, malgrado la contrazione rilevata nelle esposizioni garantite, e il ruolo determinate delle operazioni di fusioni avvenute nel 2015-2017. Di contro, la redditività evidenzia ancora delle criticità, connesse alla ridotta capacità di sostenere i costi di struttura derivanti dallo status di confidi vigilato.

CRIF Ratings ritiene che il trend di miglioramento del profilo di rischio dei confidi maggiori possa proseguire nel prossimo futuro se, come auspicato dal legislatore, le fusioni aziendali produrranno effetti anche in termini di efficienza e redditività del comparto. Secondo CRIF Ratings, inoltre, le nuove opportunità di sviluppo offerte dalla riforma del Fondo Centrale, dovranno necessariamente essere accompagnate da un’adeguata politica di pricing e da una attenta valutazione del rischio di credito assunto, in grado di definire correttamente le possibili perdite e le relative coperture.