Bologna, 21 settembre 2017
Un altro caso di default tra i Confidi maggiori iscritti all’Albo unico degli intermediari finanziari e vigilati da Banca d’Italia, un sistema che vale complessivamente oltre EUR8bn di garanzie rilasciate. Dopo Eurofidi è il turno di Unionfidi Piemonte con i suoi EUR335m di garanzie; a seguito dell’ispezione di Banca d’Italia, i nuovi accantonamenti a fondo rischi per EUR14m hanno prodotto una perdita di EUR15m, il crollo del TIER1 a 0,5% e determinato la decisione della liquidazione.
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Un anno dopo il fallimento di Eurofidi, il più grande consorzio italiano di garanzia, CRIF Ratings commenta un nuovo caso di default nel sistema Confidi segnalandone i tratti comuni. Anche questa volta si tratta di un Confidi piemontese, Unionfidi Piemonte che con i suoi 335 milioni di euro di garanzie rilasciate rappresentava uno dei principali player regionali. “Come per Eurofidi, la scarsa redditività, l’inefficacia dei sistemi interni di monitoraggio del credito oltre che la revoca della controgaranzia pubblica sono le motivazioni principali sottostanti alla crisi’, afferma Carmen Acerra, Rating Specialist di CRIF Ratings”.
La struttura economico-patrimoniale di Unionfidi evidenziava già da diversi anni forti criticità, legate alla scarsa redditività e al deterioramento del portafoglio garanzie, appesantite da elementi esogeni quali il ridimensionamento del mercato della garanzia, la concorrenza diretta del Fondo Centrale di Garanzia (di seguito “FCG”) e la minore contribuzione pubblica.
Dalla visita ispettiva condotta da Banca d’Italia nei primi mesi del 2017, è scaturita l’iscrizione in bilancio di significative rettifiche di valore sulle garanzie rilasciate in considerazione di una situazione di “notevole sofferenza ascrivibile a perdite su crediti inesigibili”. Unionfidi si è trovato costretto a maggiori accantonamenti a fondo rischi per EUR13m, di cui circa EUR2m determinati dall’inefficacia della controgaranzia rilasciata da MedioCredito Centrale (‘MCC’), gestore del FCG L’impatto è stato insostenibile: perdita di esercizio di EUR15m, drastica contrazione del patrimonio di vigilanza a garanzia degli impegni assunti e deterioramento del TIER1 allo 0,5% di fronte alla soglia minima del 4,5% prevista dalla normativa. Inevitabile è stata la messa in liquidazione dopo che il regolatore aveva sospeso l’autorizzazione al rilascio di nuove garanzie il 24 luglio scorso. L’erosione del patrimonio ha poi contribuito ad indebolire il profilo finanziario e l’asset quality: nel 2016 la dotazione di risorse (fondi e patrimonio) risultava inadeguata rispetto alla perdita attesa e inattesa sul portafoglio garanzie stimata da CRIF Ratings intorno ai EUR100m, determinando un deficit patrimoniale stimato in EUR19m.