Special report - struttura finanziaria delle PMI italiane

CRIF Ratings (‘CRIF’) ha analizzato l’evoluzione nell’ultimo decennio della struttura finanziaria di oltre 15.000 Piccole e Medie Imprese (PMI) italiane, con un fatturato compreso tra EUR10m ed EUR500m. La principale evidenza emersa è la mancanza di flessibilità finanziaria, che, a giudizio di CRIF, ha contributo a frenarne la crescita.

Ridotta disintermediazione dal canale bancario, ampio ricorso al debito a breve termine e limitate disponibilità liquide in relazione al debito finanziario a breve termine sono caratteristiche comuni alla struttura finanziaria della maggior parte delle PMI italiane. Pertanto il profilo finanziario di queste ultime risulta complessivamente debole ed eccessivamente dipendente dal supporto da parte del sistema bancario per fronteggiare le esigenze finanziarie di breve e lungo periodo.

Nel periodo in esame (2006-2015) i cambiamenti nelle strategie di finanziamento delle PMI italiane sono stati poco significativi. In linea con l’evidenza storica il debito bancario è rimasto ampiamente preponderante tra le fonti finanziarie, con un peso sul totale dei debiti finanziari costantemente oltre l’85%. Solo un numero ristretto di aziende, poco più del 5%, ha diversificato le proprie fonti facendo ricorso ai mercati dei capitali.

Sebbene in lieve aumento, l’incidenza delle obbligazioni sul totale delle passività finanziarie rimane molto contenuta, in particolar modo per le aziende di minori dimensioni. A fine 2015 le obbligazioni rappresentano il 4,1% delle passività finanziarie (e circa l’1% del totale delle passività), mostrando una crescita marginale rispetto al 3% registrato nel 2006. CRIF anticipa che il tasso di penetrazione delle obbligazioni per le PMI italiane aumenti nel 2016, raggiungendo il 5% del totale dei debiti finanziari.