Secondo lo Studio Pagamenti di CRIBIS, il terzo trimestre del 2022 è positivamente influenzato dalla tenuta dalle filiere del settore dell’hospitality e intrattenimento e di quelli ad esso collegati: in media aumentano le imprese che pagano con puntualità sia rispetto allo stesso periodo del 2021 (+7,1%) sia rispetto allo stesso periodo del 2019, pre-Covid (+16,6%).
Nel terzo trimestre del 2022 rimane stabile l’incidenza dei pagamenti puntuali delle imprese italiane, confermando i risultati raggiunti nel secondo trimestre dell’anno.
L’incidenza dei pagamenti puntuali sul totale si attesta al 40,7%, in linea col secondo trimestre del 2022 (40,6%) e in recupero sul 2020 (35,7%). L’incidenza dei pagamenti in grave ritardo (oltre i 30 giorni dalla scadenza) sul totale arriva a quota 9,1%, confermandosi significativamente migliore del 2020 (12,8%).
È quanto emerge dallo Studio Pagamenti aggiornato al 30 settembre 2022 e realizzato da CRIBIS, società del gruppo CRIF specializzata nella business information.
Nel terzo trimestre del 2022 si assiste al miglioramento della qualità dei pagamenti sia rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che rispetto al primo trimestre del 2019, pre-covid. I pagamenti puntuali crescono del 7,1% rispetto al terzo trimestre del 2021 e del 16,6% rispetto al 2019. Concorrono a formare la media imprese di diverse dimensioni, con ritardi gravi che variano a seconda della grandezza dell’azienda, arrivando ad attestarsi al 4,0% nel caso delle grandi imprese (oltre i 250 dipendenti).
Le macro-aree geografiche e le province
L’analisi sulle macro-aree geografiche italiane conferma che il Nord Est è la più affidabile con il 47,8% di pagamenti puntuali, stessa incidenza del trimestre precedente, e il 6,1% di ritardi gravi (era il 6,4% nel trimestre precedente). Un trend che si conferma ormai da anni. Tra le regioni più virtuose spiccano, decisamente sopra alla media nazionale, la Lombardia (50,6% di imprese puntuali), l’Emilia Romagna (48,0%), il Veneto (48,0%), il Friuli Venezia-Giulia (47,1%). Sud e Isole continuano a mostrare le maggiori criticità, con il 28,1% di pagamenti regolari e il 14,6% di ritardi gravi, tuttavia in lieve miglioramento rispetto al trimestre precedente (quando i pagamenti puntuali e i ritardi gravi si attestavano rispettivamente a 27,6% e 15,2%). Sicilia e Calabria, con il 24,2%, Campania, con il 28,6% e Sardegna con il 29,4% sono le regioni in cui si paga meno puntualmente.
Spostando l’attenzione alle province, lo Studio pagamenti di CRIBIS mostra che la provincia di Sondrio si conferma al primo posto (63,1% pagamenti puntuali, molto sopra la media nazionale) seguita da Brescia (59,4% pagamenti puntuali). In fondo alla classifica si posizionano la provincia siciliana di Trapani (21,1% di pagamenti puntuali) e la calabrese Vibo Valentia (20,5%);
Regioni più virtuose nei pagamenti, Q3 2022
Fonte: CRIBIS
Regioni meno virtuose nei pagamenti, Q3 2022
Fonte: CRIBIS
I settori merceologici
Per quanto riguarda i settori, lo Studio di CRIBIS indica fra i più virtuosi nei pagamenti i servizi finanziari con una percentuale del 53,5% dei pagamenti puntuali a fronte del 6,9% dei ritardi gravi; bene anche il settore manufatturiero (44,8% dei pagamenti puntuali) e quello delle costruzioni (45,8% dei pagamenti puntuali), con ritardi gravi rispettivamente nel 6,4% e 6,9% dei casi. Agricoltura e commercio al dettaglio migliorano lievemente rispetto al trimestre precedente, continuando tuttavia a risentire degli effetti dell’inflazione, degli aumenti dei prezzi delle materie prime, delle tensioni macroeconomiche e geopolitiche. I questi ambiti troviamo infatti la concentrazione più bassa di pagamenti puntuali (38,1% e 30,8%) e la maggior incidenza di ritardi gravi (11,2% e 13,2%) sul totale
I pagamenti per settori, Q3 2022
Fonte: CRIBIS
Alla luce dei dati analizzati, il buon andamento delle tempistiche di pagamento delle imprese italiane parrebbe essere in contrasto con la complessa situazione macroeconomica e geopolitica attuale, caratterizzata da elementi quali lo shock energetico, il continuo aumento dell’indice nazionale dei prezzi al consumo - che ad agosto si è attestato a +8,4% - oltre che l’aumento dei tassi (+50 bps a luglio e +75 bps a settembre) che la BCE ha varato principalmente al fine di contenere l’inflazione. Alla luce di questi elementi potenzialmente negativi per le imprese, specialmente per le PMI, sarebbe ragionevole aspettarsi un’influenza avversa sui termini di pagamento delle imprese nei mesi finali dell’anno.